Cenni storici

Cenni storici

C’è qualcosa che affascina studiosi e viaggiatori: i nomi dei luoghi. Dietro ogni toponimo si nasconde una storia, e Trebisacce non fa eccezione.

Secondo l’interpretazione più accreditata, il nome deriverebbe da Trapezakion, diminutivo di trapezaki, cioè “tavolino” o “tavoliere”, come ricorda il linguista Giovanni Alessio nel suo saggio di toponomastica calabrese. Ma per ricostruirne davvero le origini bisogna dare uno sguardo alle antiche carte nautiche. In una mappa risalente tra il II e il III secolo, la località compare come “Trebisaco”, indizio di un antico porto o approdo commerciale. Nei secoli successivi, il nome si trasforma ma non scompare mai.

Una pergamena del 1400, oggi custodita alla Biblioteca di Francia a Parigi, la indica come “Teraze”, segno della sua presenza sulle rotte mediterranee.

Una testimonianza di grande valore arriva dal cartografo maiorchino Gabriel de Vallseca, celebre esponente della scuola cartografica medievale: nei suoi portolani Trebisacce è segnata come “Trebezase”, a conferma della sua importanza nei traffici marittimi.Non mancano le fonti italiane.

Nel 1737, l’incisore Tommaso Aceti la cita come “Trebisatia” nella sua Carta della Calabria Citeriore, conservata oggi presso la Biblioteca della Torre di Albidona. Nella stessa collezione si trova una mappa della prestigiosa casa editrice tedesca Eredi Homann, che già riporta il nome attuale: Trebisaccia.
Dalle antiche pergamene alle incisioni, dai portolani alle mappe più rinomate, il messaggio è chiaro: Trebisacce è sempre stata un punto di riferimento nel Mediterraneo. Non un luogo marginale, ma un crocevia, un approdo sicuro, un nome inciso sulle carte e nella memoria.