Chiesa rupestre di San Giuseppe
Immersa nel secolare bosco, ricco di pini e di straordinarie bellezze naturali, sorge la Cappella di San Giuseppe a Trebisacce.La cappella, probabilmente, grazie proprio alla sua localizzazione, presenta un’architettura rurale spontanea. All’interno della Cappella sono conservate le statue di San Giuseppe, Santo titolare, e di Santa Filomena. Sono presenti anche dei quadri in terracotta che rimandano a episodi della via Crucis.
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Tra le radure silenziose e profumate del Monte Mostarico, immersa in un bosco secolare di pini, si nasconde un piccolo gioiello di spiritualità e semplicità: la Cappella di San Giuseppe. Questo luogo di culto rupestre, incastonato nel paesaggio naturale come una perla discreta, è uno degli angoli più suggestivi di Trebisacce, capace di unire il silenzio della meditazione al calore delle tradizioni popolari.
La cappella risale al XIX secolo, ma le sue radici culturali e devozionali affondano in tempi ben più lontani. La sua architettura sobria ed essenziale, priva di decorazioni sfarzose, esalta la bellezza dell'autenticità: è proprio questa semplicità che affascina i visitatori e rende l’edificio un punto di riferimento spirituale per gli abitanti e per chi giunge in visita.
All'interno si custodiscono statue di San Giuseppe e Santa Filomena, oltre a una particolare Via Crucis in terracotta, opera dell’artista Antonio Russo. Le pareti, il silenzio, la luce naturale che filtra tra gli alberi: tutto contribuisce a creare un’atmosfera di pace profonda, ideale per chi cerca uno spazio di raccoglimento e contemplazione.
Non sorprende che, grazie al suo fascino sobrio e alla sua posizione incantevole, la Cappella venga spesso scelta come location per matrimoni intimi, immersi nel verde e nella quiete.
Broglio di Trebisacce
Il sito archeologico di Broglio di Trebisacce si trova su un’altura a sperone che domina la pianura di Sibari, occupando una superficie di circa 11 ettari. La sua conformazione è variegata, caratterizzata da terrazzi naturali e alture isolate, come il pianoro della Chiesa o i Russi, e la collina di Santa Maria del Castello, dove sono ancora visibili i ruderi della omonima cappella. Questi rilievi, durante i circa mille anni di occupazione del sito, hanno fatto parte di un unico e articolato insediamento.L’intera area, composta da pianori collegati tra loro, risulta ben definita e protetta naturalmente su tre lati:a nord e a est, dalla profonda gola del canale Marzuca,
a sud-ovest, dal ripido pendio che scende verso la foce del Saraceno, con gli oleandri in fiore visibili in maggio e giugno.Queste caratteristiche geomorfologiche rendevano il sito facilmente difendibile, elemento fondamentale per la sopravvivenza e lo sviluppo della comunità insediata nell’età protostorica.